Associazione Nazionale Arma Cavalleria Sezione Genova


LA CAVALLERIA ITALIANA

La moderna cavalleria italiana è una arma dell’Esercito Italiano ed è stata fondata dal duca Vittorio Amedeo II di Savoia nel 1692, nel quadro di un tentativo di resistenza alla pressione politica e militare delle potenze europee (specialmente di Francia e Austria), attraverso la diffusione della lingua italiana, al posto del francese usato fino ad allora nel Ducato del Piemonte, e la formazione di reggimenti nelle forze armate. Lo spazio espositivo più importante che conserva cimeli della cavalleria italiana è il museo storico dell’Arma di cavalleria di Pinerolo, nella città metropolitana di Torino.
Se l’Arma di Fanteria rappresenta da sempre la base degli Eserciti di tutto il mondo, l’Arma di Cavalleria si è sempre distinta fra le altre come l’Arma aristocratica per eccellenza. Tutto ciò ha un fondamento logico. Quando gli Eserciti erano costituiti in base al censo, era certamente più adatto, per chi se lo poteva permettere, combattere a cavallo piuttosto che a piedi. Tutte le Cavallerie Europee hanno questo retaggio di "nobiltà" nel loro passato, misto ad una visione scanzonata e distaccata della vita, del pericolo, della morte. Solo con una simile visione delle cose terrene è possibile comprendere episodi come le cariche che i nostri reggimenti hanno condotto durante la seconda guerra mondiale in terra di russia.
La Cavalleria è l’Arma ricca di tecnologia e qualità umane, capace di operare in piccoli nuclei per l’esplorazione e la ricerca di informazioni e con la massa e la potenza dei carri da battaglia, in grado di iniziare e concludere il combattimento.
I primi reggimenti di cavalleria sono i dragoni, costituiti tra il 1683 e il 1690, con la trasformazione delle vecchie compagnie di archibugieri a cavallo. I dragoni però non sono ancora una cavalleria vera e propria, ma piuttosto reparti di fanteria montati a cavallo. La cavalleria vera e propria viene istituita nel 1692, reclutata per quote con servizio obbligatorio di due anni.
Nascono così negli anni:
- 1683, i Dragons Bleus, oggi Genova Cavalleria;
- 1689, i Dragons Verts, definitivamente sciolti nel 1821;
- 1690, i Dragons Jaunes, oggi Nizza Cavalleria;
- 1692, Piemonte Reale, oggi Piemonte Cavalleria;
- 1692, Savoia Cavalleria, così ancora denominato.
Dopo aver combattuto con successo nelle guerre di successione della prima metà del Settecento, con l'annessione del Piemonte alla Francia napoleonica la cavalleria viene sciolta e parte del suo personale va a costituire due reggimenti della cavalleria francese. Con la restaurazione del 1814 si ricostituisce la cavalleria sabauda (2 reggimenti di dragoni, 2 di cavalleria e 2 di cavalleggeri), portata a nove reggimenti nel 1850 che vengono suddivisi in cavalleria di linea (Nizza, Piemonte, Savoia e Genova Cavalleria) e cavalleria leggera (cinque reggimenti di cavalleggeri). Nel 1860 con l’unità d’Italia i reggimenti assommano a 17, cinque dei quali verranno impiegati nella presa di Roma nel 1870. Aggregata alla cavalleria sabauda c’è anche la formazione delle Guide a cavallo di Garibaldi, attiva dal 1859 al 1866.
Verso la fine dell’Ottocento si formano anche reparti di cavalleria coloniale, prima in Eritrea e dopo il 1912 anche in Libia (formazioni di meharisti, spahi e savari).
Alla vigilia della prima guerra mondiale la cavalleria italiana raggiunge il massimo numero di reggimenti, 30 (12 tra cavalieri, dragoni e lancieri; 18 cavalleggeri), che però durante la guerra verrà quasi completamente appiedata e una gran parte del personale trasferito ad altre armi (tra cui l’aviazione, nella quale si distinse Francesco Baracca). Nel 1917, però, con la ritirata di Caporetto la cavalleria viene rimessa a cavallo per proteggere i reparti in ritirata dall’offensiva austriaca, compito che assolverà con le due importanti battaglie del Tagliamento e di Pozzuolo del Friuli e con la perdita di circa metà degli uomini. Sarà protagonista anche nel 1918 con la difesa della linea del Piave e la riscossa di Vittorio Veneto. Dopo la guerra, la cavalleria viene ridotta fino a 12 reggimenti e incomincia la sua meccanizzazione con la formazione dei reparti "celeri" e l’adozione di carri leggeri.

Durante la seconda guerra mondiale i reparti saranno in parte a cavallo, in parte meccanizzati e corazzati e in parte appiedati, ma proprio i reparti a cavallo sapranno muoversi meglio nelle difficili condizioni ambientali della campagna italiana di Russia. In questi anni si verificheranno le ultime cariche della storia della cavalleria, a Isbuscenskij (Russia, agosto 1942) da parte del 3 Savoia Cavalleria e a Poloj (Iugoslavia, ottobre 1942) da parte dei 14 Cavalleggeri di Alessandria. Dopo l’8 settembre 1943 molti reparti combatterono contro i nazisti e si unirono alla resistenza. Negli anni del dopoguerra e in tempi più recenti, la cavalleria, ormai completamente meccanizzata con l’impiego di autoblindo, partecipa a numerose missioni all’estero (Libano, Somalia, Bosnia, Albania, Macedonia). Dal 1 giugno 1999 i Carristi diventano una specialità dell’Arma di Cavalleria.

Associazione Nazionale Arma di Cavalleria
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